ITINERARIO – INTERNO BORGO
Viaggio
all’interno del piccolo borgo montano ai piedi del Gennargentu. Un breve ma
intenso percorso che ci immerge nella storia e nelle tradizioni millenarie
delle genti montane.
Ecomuseo
della Montagna Sarda e del Gennargentu – Carceri Spagnole Sa Bovida – Casa Padronale Devilla
- Chiesa San Michele Arcangelo – Chiesa Sant’Antoni
de Giaria – Murales in onore di Bachis Sulis – Casa del Pittore Mura –
Murales in onore della Carapigna – Sa Omo ‘e Geppinu.
Paese:
Aritzo (NU) – 796 m s.l.m.
Contesto:
centro abitato
Percorso: 3
Km circa
Durata: 2h
circa
Partenza dall’ufficio turistico in Corso
Umberto I, 55 – direzione
1 - Ecomuseo
della Montagna Sarda e del Gennargentu. Custodisce un ricco patrimonio
etnografico che documenta la cultura popolare della Barbagia. Sono circa 4000
gli oggetti esposti che raccontano il lavoro di pastori, contadini, artigiani e
attività femminili legate alla conduzione della casa. Unico nel suo genere è il
settore riservato alla Carapigna, un
sorbetto al limone che gli aritzesi preparavano con la neve ed esportavano in
tutta la Sardegna soprattutto in occasione delle sagre. (Ingresso al Museo €
2.00, compreso visita Carceri e Casa Padronale – orari estivi 10-13 / 15-19;
orari invernali 10-13 / 15-18). Dall’Ecomuseo, percorrendo Via Marconi, ci si
muove direzione
2 - Chiesa
Campestre di Sant’Antoni ‘e Giaria parrocchiale
dedicata a S.Antonio da Padova, che sorge nel quartiere basso del paese noto
come Giaria. Risalente probabilmente
al XV o al XVI secolo, ha subito nel tempo vari rimaneggiamenti; di linee molto
semplici, all’esterno si presenta con la solita facciata a capanna sormontata
da un campanile a vela in pietra a vista. Ai lati vi sono due piccoli loggiati
mentre all’interno spicca un bell’altare ligneo del ‘600 recentemente
restaurato. Apre le porte ai fedeli soltanto in occasione della “tredicina”,
che ha il suo culmine con la festività del 13 Giugno. Le funzioni sono
particolarmente interessanti per i “Gozos” e i “Goccios”, i canti in dialetto
locale in onore del santo, composti nel 1600 e giunti fino a noi pressoché
immutati. Ripercorrendo in salita il tratto di strada e proseguendo per la via
Marconi, poco distante vi è la scalinata che ci congiunge con
3 – Vecchie
Carceri Spagnole “Sa Bovida” appartenenti
al sistema di reclusione presente in Sardegna tra il XIV e il XVI secolo. Non
si sa con precisione la sua origine ma possiamo inquadrare la struttura al
periodo della Sardegna Giudicale (1400) come prigione della curatoria della
“Barbagia di Belvì”. Struttura vecchia e massiccia, ubicata a ridosso del
centro storico, singolare forma di mura possenti costruite in pietra con malta
di fango e calce. Dall’arco a sesto acuto che mette in comunicazione la parte
bassa del villaggio con la parte alta deriva il nome, di origine spagnola, Sa Bovida (volta). Dotata di 2 celle
femminili, 1 maschile (a cui si accede tramite una botola) e 1 dormitorio, la
prigione aritzese mantenne una certa importanza fino al XIX secolo, rimanendo
in funzione come carcere mandamentale fino al 1936. Attraversando Sa Bovida e raggiungendo la parte alta
del paese, ci ritroviamo subito a contatto con
4 – Chiesa
patronale di San Michele Arcangelo di stile gotico aragonese/pisano
XIV-XV sec. L’edificio originario, di modeste dimensioni potrebbe risalire
addirittura al XI secolo. Probabilmente raso al suolo prima della successiva
ricostruzione, considerando che le ultime tracce vennero definitivamente
cancellate durante i lavori di restauro che ebbero termine il 30 settembre
1919. Sobria ed elegante nelle sue linee architettoniche col suo bel campanile,
la composta facciata e le finestre a strombo armoniosamente distribuite lungo
le navate. Sopra il portale d’ingresso si può ancora intravvedere l’affresco
del santo, opera del pittore Ghisso
di Cagliari. Da notare, agli interni, la presenza di due sculture lignee scolpite con la tecnica dell’Estofado de Oro sviluppatasi in Spagna
nei secoli XVI e XVII dove la superficie del legno intagliata viene ricoperta
da uno strato di foglie di oro zecchino e poi ridipinta con i colori a tempera.
Nella parrocchiale di Aritzo si trovano due statue decorate con questa particolare
tecnica: il San Cristoforo (A. Gallo –
1606) e il San Michele Arcangelo (maestri di bottega napoletana – XVII) patrono
del paese. Non appena si supera la Chiesa di San Michele, sempre
percorrendo il Corso Umberto I, sulla sinistra ecco il
5 – Murales
in onore di Bachis Sulis, poeta bandito.
Nato ad Aritzo nel 1795, studente nel capoluogo sardo
successivamente rientrato al paese per intraprendere il mestiere di insegnate,
a soli 23 è costretto alla latitanza per una ingiusta accusa di tentato omicidio.
La sua vita da latitante dura ben 12 anni e a causa di ciò è considerato il
Poeta bandito di Barbagia. Bachisio Sulis fu un uomo colto e le sue poesie sono
ricordate come vere e proprie denunce
contro il potere e il clero. Dopo la sua morte la sua corposa opera andò quasi
del tutto distrutta a causa della sorella che, istigata dai preti del paese,
diede fuoco ai diversi manoscritti. Scrisse anche toccanti poesie d’amore
dedicate alla sua amante che, per mille vicissitudini non poté mai avere come
sua sposa. Bachis Sulis morì nel 1838 all’età di 43 anni ucciso da un colpo di
fucile esploso da dietro una siepe. Proseguendo l’itinerario, a 200 m sulla
sinistra sempre nel Corso Umberto I, ci troviamo un altro
6 – Murales che
ritrae gli artigiani della “Carapigna” l’antichissimo sorbetto, tipico
del paese di Aritzo, come già descritto e illustrato presso l’Ecomuseo.
Risalente con probabilità ai primi anni del 1600 risulta essere una soluzione
di acqua, zucchero e limone che viene lavorata con particolari utensili, tutta
a mano, con tecniche inalterate da ormai quattro secoli. Fronte al murales, ci
si imbatte con il maestoso edificio del
7- Castello
Arangino costruito nel 1917e appartenuto all’omonima famiglia, situato
lungo la via principale del paese rientra nel modello di tipo medievale
(neogotico), ampiamente diffuso nelle abitazioni signorili e nelle ville
costruite nel XIX e XX secolo. Si tratta di un elegante palazzo in pietra, con
eleganti interni arricchiti da splendidi arredi e decorazioni ornamentali.
L’ingresso è costituito da un elegante arco a sesto acuto chiuso da un bel
cancello in ferro battuto che immette all’atrio scoperto. Sul lato destro è
visibile un elegante balcone con copertura in tegole. All’interno del cortile è
posta una scalinata che conduce al palazzo, provvisto di aperture ad arco acuto
e con terminale arricchito da eleganti merli. All’interno sono presenti anche
decorazioni dipinte a stucco. Un tempo dietro l’edificio, si apriva un parco
con interessanti specie botaniche, ora smembrato e venduto per essere
lottizzato. Dal castello si prosegue per le vie interne del paese per
raggiungere
8- Sa Omo ‘e
Maria Frau de Geppinu classica casa montana con balcone ligneo,
diffusissima pratica di costruzione utilizzata in Barbagia fino a poco tempo
fa. Di probabile impronta toscana, del periodo medievale, si diffuse nelle zone
montane ricche di legname. Grazie all’abbondanza del castagno (che si presta
tantissimo a questo tipo di lavoro), Aritzo ne ebbe tantissimi e variegati
particolari come l’esemplare in questione. Proseguendo la Via Bachis Sulis
all’interno dei viottoli di Bijinau ‘e
Susu ci dirigiamo verso la
9 – Casa
Padronale Devilla, complesso architettonico che conserva intatto
il nucleo originario che può essere datato intorno al XVII secolo che rispetta
i canoni della tipica casa di montagna del Gennargentu, dalla vecchia balconata
in legno, sostituita al piano terra dal portico e al piano superiore da un
corridoio chiuso. Si conservano ancora le bellissime doppie mensole in legno
intagliato. Al piano terra cortile pavimentato con antico ciottolato in pietra
locale contornato da un portico con le arcate aperte che corre sui tre lati dai
quali si accede ad ambienti posti a quote diverse. Nella zona notte, la parte
più antica della casa, le cinque camere da letto. Il secondo piano ed il
sottotetto accolgono gli ambienti utilizzati un tempo dalla servitù ed altri
adibiti a ripostiglio. Gli ambienti sotto le arcate coperte erano in passato
adibiti alla trasformazione e conservazione dei prodotti agricoli. Attualmente
Casa adibita a museo. Prima di far rientro al punto di partenza, a pochi metri
di distanza raggiungiamo la
10 – Casa
del Pittore Antonio Mura, vecchia casa su due livelli, costruita
intorno ai primi anni del ‘900 residenza del pittore Antonio Mura, che fece la
sua fortuna di artista tra Aritzo, l’isola e il continente. Pittore ed incisore
tra i migliori artisti sardi del ‘900, si distinse nell’esecuzione di opere
sacre. Dei tanti realizzati si ricorda quello eseguito a Roma nel 1937 a
cardinale Pacelli (poi Papa Pio XII). Realizzò anche una ventina di Pale
d’altare tra il 1942 e il 1970 che si trovano in varie chiese in Sardegna e a
Roma. Come pittore il suo nome in Sardegna è legato alla Basilica di NS di
Bonaria di Cagliari, per la quale realizzò sei pale d’altare. Dalla Casa del
Pittore Mura si rientra verso l’ufficio Turistico (50 m circa) per la
conclusione dell’itinerario.
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