Aritzo

Aritzo
Logo Traveler Always

venerdì 14 settembre 2012

Contaminazioni ...


Fenomeni, eventi e scambi culturali ibero – barbaricini.
Da sempre ritenuta una delle zone più impervie ed inaccessibili dell’isola già dai tempi della dominazione Punica, documentata dai Romani come zona di battaglia e di difficile penetrazione, anche all'occhio dei conquistadores spagnoli, la Barbagia[1] si pone come arduo e inconquistabile territorio.
Forse mitologia, frutto di quella “tradizione orale” che nell’isola coinvolge a dismisura le masse popolari, forse una sorta di “strumentalizzazione storiografica” effettuata dal governo sabaudo volta a denigrare i quattro secoli di presenza iberica, fino ai primi del Novecento, la dominazione, ma soprattutto l’interscambio degli spagnoli con le zone dell’interno veniva tralasciato o tenuto nascosto; e tradizione popolare vuole, che sia degli spagnoli il detto più famoso nei confronti della presunta disomogeneità delle genti isolane: «Pocos, locos y mal unidos»[2].
Per fortuna, grazie all’evoluzione delle Università sarde, la presenza sempre più grande di menti attive nell’isola, e l’avvento della modernità e della ricerca storico-scientifica si è arrivati a riclassificare e valorizzare il contatto, l’interscambio, il compendio di tutte le tracce che tutt’ora formano un continuum tra le genti spagnole e le genti sarde delle Barbagie. A partire dagli anni Sessanta, diversi ricercatori hanno cominciato a riscrivere la storia della Sardegna ispanica con la dovuta obiettività d’analisi e con «una visione dei problemi che guarda al di là del mare»[3]. La successiva “scoperta” della documentazione degli archivi di Barcellona e di Simancas[4], una documentazione straordinaria per qualità e quantità ma sino ad allora ignorata a causa dell’isolazionismo della Spagna franchista[5] e del “localismo culturale” degli studiosi sardi, ha consentito specialmente a dei pionieri come Alberto Boscolo e Francesco Loddo Canepa[6] d’avviare un sostanziale rinnovamento dei contenuti della ricerca storica regionale.  Grazie a studiosi quali Francesco Manconi, Joaquìn Arce, Luigi Spano, Francesco Alziator, Francesco Cesare Casula, Jordi Carbonell, Giulio Paulis e tanti altri; si è arrivati ad un ottimo livello di analisi storiografico-scientifico che propone a grandi caratteri, costruiti con solide basi, quanto è stato della Sardegna Spagnola e ciò che la Sardegna ha proposto come contropartita, seppur obiettivamente inferiore, insieme al “congegno magico” che forma una sorta di continuità che strettamente lega l’animo delle due terre, riguardante diversi tratti e diverse composizioni della società. Scrive Manconi: «il profondo radicamento della tradizione ispanica, specialmente di matrice catalana, non riguarda soltanto le classi alte, la nobiltà ed il clero. Anche i ceti popolari sono profondamente influenzati dalla secolare appartenenza all’orbita della civiltà iberica. Non solo la cultura popolare e la pratica religiosa, ma anche le consuetudini della vita civile ed economica conservano tracce profonde della “spagnolizzazione” della Sardegna»[7].
Non a caso «nella non ricca ma significativa letteratura di viaggio di Catalani in Sardegna fra Ottocento e Novecento è ricorrente l’espressione di stupore, di sorpresa gradita, per intellettuali come Eduard Toda y Guell e Ramon Violant y Simorra, di fronte a una continua scoperta di analogie, di “eguaglianze”, di prestiti, di influssi inequivocabili della civiltà catalana nella realtà della Sardegna, non soltanto a Cagliari e ad Alghero, ma soprattutto nei più appartati villaggi dell’interno e della montagna»[8].
Muovendo da queste significative considerazioni, per l’elaborazione di questa tesi ho rivolto l’attenzione e il mio interesse verso alcune località che durante l’epoca spagnola hanno rivestito un’importanza chiave per la Corona d’Aragona prima e per i Re Cattolici poi, mettendone in luce le “tracce principali”.
Prima di proporre il prospetto dei Centri Urbani in questione, descrivo – seguendo l’impostazione adottata negli studi dal prof. Alziator e dal prof. Joaquin Arce nelle rispettive pubblicazioni[9] – la classificazione generale per ambiti e categorie, nei quali si fa il punto della situazione.

F.M.

[1] Leggendario nucleo della Sardegna più selvaggia, la regione della Barbagia deve il suo nome ai Romani, che la chiamarono Barbaria perché inconquistabile. Si distende tra Nuorese e Goceano a Nord e Gennargentu e Mandrolisai a Sud, spartendosi nelle zone di Ollolai, Belvì, Bitti e Seùlo. All’interno di essa i paesi presi in analisi in questa ricerca: Aritzo e Meana Sardo (Barbagia di Belvì), Atzara (Barbagia Mandrolisai) Laconi (al confine tra Barbagia e Sarcidano) e Seui (Barbagia di Seulo).
[2] Noto detto ricorrente in Sardegna attribuito ai conquistadores spagnoli dalla tradizione orale.
[3] Francesco Manconi, Introduzione in Francesco Manconi (a cura di), La società sarda in età spagnola, Cagliari 1992.
[4] Comune spagnolo di 3.952 abitanti situato nella comunità autonoma di Castiglia e León. Simancas fu sede dell'Archivio di Stato istituitovi dall'imperatore Carlo V e dal suo potentissimo segretario Francisco de Los Cobos nel 1540. La scelta di Simancas fu determinata dalla sua vicinanza a Valladolid allora capitale amministrativa della Castiglia.
[5] Fu il regime politico dittatoriale instaurato in Spagna nel 1939 dal generale Francisco Franco e durato fino alla sua morte, avvenuta il 19 novembre 1975. La Guerra civile spagnola terminò ufficialmente il 1 aprile 1939, giorno in cui Franco annunciò la fine delle ostilità, con la sconfitta della Repubblica.
[6] Alberto Boscolo (Cagliari, 1919  Roma, 1987) è stato uno storico italiano studioso in particolare della Sardegna medievale. Laureatosi nell' Università di Cagliari, diventò assistente nella Facoltà di Lettere. I suoi interessi furono subito indirizzati allo studio dei rapporti tra Sardegna e Spagna, e in particolare al periodo giudicale e aragonese e su queste tematiche, che continuerà ad approfondire per anni, diventerà una sorta di capo scuola. Francesco Loddo Canepa fu uno storico e alto funzionario di Stato. Nacque a Cagliari nel 1887. Si laureò in giurisprudenza nel 1909. Assunto nell'Amministrazione degli archivi di stato di Torino, conseguì nel 1914 il diploma in paleografia ed archivistica. 
[7] Francesco Manconi, La società sarda in età spagnola,Cagliari, 1992, Introduzione..
[8] Francesco Manconi, L’eredità culturale, in Jordi Carbonell, I Catalani in Sardegna, Pizzi, Cinisello Balsamo (MI), 1984, p 217.
[9] Francesco Alziator, Il folklore sardo, La Zattera, Cagliari, 1957; Joaquin Arce, La Spagna in Sardegna, Cagliari, T.E.A., 1982.

Nessun commento: